Corte di Cassazione. Le motivazioni della condanna della santona Mamma Ebe

8 Aprile 2016

Mamma Ebe, ecco le motivazioni della condanna per esercizio abusivo e associazione per delinquere

Pistoia, la Cassazione: «Non era un gruppo di preghiera, quella villa non era una beauty farm dal sapore mistico-religioso»

di Massimo Donati

La santona Mamma Ebe

PISTOIA. Quella villa non era una beauty farm dal sapore mistico-religioso. Quei massaggi non erano solo di benessere e rilassanti, ma terapeutici. Lì si prometteva la guarigione, e si praticava anche l’agopuntura, o la cosiddetta “puntura bianca”, a base di cortisonici, si prescrivevano farmaci e si millantava di poter far regredire il cancro. Un esercizio abusivo della professione medica portato avanti grazie ad una vera e propria associazione per delinquere, capeggiata da lei, la Santona del San Baronto, Mamma Ebe.

La Corte di cassazione ha pubblicato le motivazioni della sentenza di condanna con cui, il 15 marzo scorso, ha messo la parola fine a una vicenda pistoiese lunga oltre mezzo secolo, iniziata quando Ebe Gigliola Giorgini – oggi 83 anni – fece la sua prima comparsa sulle colline quarratine. I giudici romani hanno confermato, rendendola definitiva, la condanna a 6 anni di reclusione inflitta nel dicembre 2013 dalla corte d’Appello di Firenze per i reati di associazione a delinquere ed esercizio abusivo della professione medica. E adesso spiegano il perché della loro decisione.

Le accuse si riferivano all’attività che la Giorgini ha svolto dal 2005 al 2010 a Villa Gigliola, sulle pendici del Montalbano, nel comune di Quarrata, meta di una processione continua di persone malate o comunque sofferenti che si affidavano alle sue presunte capacità e poteri taumaturgici. Un’attività che fu troncata sei anni fa dagli arresti eseguiti dai carabinieri di Quarrata, al termine di una lunga e complessa indagine diretta dal luogotenente Salvatore Maricchiolo e coordinata dal pm Francesco Sottosanti.

Esercizio abusivo. Respingendo l’ipotesi di prescrizione del reato in quanto il conteggio parte dall’ultimo episodio contestato, la Cassazione spiega il perché in quella villa si esercitava abusivamente la professione medica. «Le intercettazioni telefoniche dimostrano che la Giorgini si attribuiva poteri terapeutici, addirittura sostenendo di aver ridotto la massa tumorale di un paziente e di avergli fatto un massaggio al cuore perché aveva un soffio, che effettuava diagnosi telefoniche e prescriveva farmaci, persino contrapponendo la propria diagnosi a quella del medico o sostituendo il dosaggio del farmaco prescritto».

I giudici romani ritengono poi provato che a Villa Gigliola si praticava l’agopuntura, e si somministravano punture a base di cortisonici.

I massaggi erano poi terapeutici, «per lenire i dolori e le sofferenze fisiche lamentati dai malati, che si rivolgevano con fiducia alla Giorgini, ottenendone promessa di guarigione».

«La circostanza che nessuna persona abbia subito danni – spiega la Corte – ed il totale affidamento dei pazienti nelle proprietà taumaturgiche e nelle doti mistiche della Giorgini» non inficiano la certezza che quelle prestazioni erano tipiche dell’attività medico-sanitaria.

Associazione per delinquere. La Giorgini e i suoi frequentatori non erano «un gruppo di amici, credenti, cattolici, dediti alla preghiera, ai pellegrinaggi e, il sabato sera, alle conferenze spirituali sul vangelo e sulla Bibbia» come sostenuto dalla difesa.

Secondo la Cassazione, tra la Giorgini e gli altri imputati condannati (il marito di Mamma Ebe, Gabriele Casotto, 61 anni, a 4 anni e 8 mesi; Carmela Lo Conte, collaboratrice storica della Giorgini, a 2 anni; Cecilia Bertacchi, che compilava le ricevute fiscali rilasciate dalla “Santona” dopo ogni visita, a 1 anno e 4 mesi) «vi era uno stabile accordo ed un vincolo permanente», all’interno di «un’unità organizzata» in cui ciascuno offriva «il proprio contributo essenziale alla realizzazione dell’esercizio abusivo della professione medica».

Insomma, a Villa Gigliola operava una organizzazione complessa, dotata di una struttura, appositamente organizzata e funzionale all’esercizio dell’attività illecita, «con divisione dei ruoli per l’esercizio dell’attività abusiva in modo continuativo».

 

FONTE: IL TIRRENO

http://iltirreno.gelocal.it/pistoia/cronaca/2016/04/08/news/mamma-ebe-ecco-le-motivazioni-della-condanna-per-esercizio-abusivo-e-associazione-per-delinquere-1.13260910

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