26 Febbraio 2020
Il coronavirus sarebbe arrivato in Corea del Sud da Wuhan con gli adepti di una setta
Circa 200 seguaci della Chiesa Shincheonji di Gesù hanno continuato a fare proselitismo in Cina nonostante l’allarme epidemia. Avrebbero poi portato l’infezione in patria dando vita al focolaio di Daegu. La metà dei casi registrati sarebbero infatti legati al gruppo religioso.
I membri della setta cristiana Shincheonji di Gesù accusati di essere gli “untori” del coronavirus in Corea del Sud, si erano incontrati a Wuhan fin da dicembre, sospendendo i viaggi nella città cinese al centro dell’epidemia solo quando si sono resi conto che la loro comunità era stata colpita dal Covid-19.
Alcuni siti sudcoreani avevano parlato dell’apertura, nel 2019, di una chiesa del gruppo a Wuhan, ma l’informazione era stata subito rimossa dal sito dell’organizzazione. Martedì il South China Morning Post, quotidiano in lingua inglese di Hong Kong, ha dimostrato finalmente il collegamento diretto tra il focolaio coreano e la città cinese epicentro dell’epidemia, confermando le molte accuse di incoscienza e irresponsabilità mosse a una chiesa che molti in patria considerano una setta segreta “apocalittica” da mettere fuorilegge. Le rivelazioni daranno sicuramente nuova forza alla petizione – arrivata alle 500 mila firme – per chiedere al governo di Seul di metterla al bando.
Circa la metà dei casi positivi in Corea del Sud sono infatti collegati al centro religioso di Daegu. Al momento il Paese asiatico, con oltre 1260 casi, è secondo al mondo per numero di contagiati dietro la Cina e davanti all’Italia.
GLI INCONTRI A WUHAN E IL RITORNO A CASA PER IL CAPODANNO
«Le voci su un virus hanno iniziato a circolare a novembre, ma nessuno le ha prese sul serio», ha detto al quotidiano una adepta. «Ero a Wuhan a dicembre, quando la nostra chiesa ha deciso di sospendere tutti i raduni appena saputo del coronavirus». La donna, insegnante di scuola materna di 28 anni, ha aggiunto che la maggior parte dei membri era tornata a casa all’inizio delle vacanze del Capodanno lunare a fine gennaio. Molti si sarebbero infettati, e avrebbero poi diffuso il contagio in Corea. La chiesa Shincheonji di Gesù conta nella sua sede di Wuhan circa 200 adepti, molti dei quali sono attualmente in quarantena fuori città. In Cina i seguaci sarebbero circa 20 mila, la maggior parte dei quali vive in grandi città come Pechino, Shanghai, Dalian, Changchun e Shenyang. Mentre in totale, nel mondo, sono circa 250 mila, con filiali anche negli Usa e in Nuova Zelanda.
IL VIRUS «CREATO DAL DIAVOLO»
Le principali critiche sono mosse da ex seguaci o familiari degli adepti, che la definiscono una setta per i livelli di segretezza e per il culto della personalità nei confronti del suo fondatore, Lee Man-hee, il quale è convinto di essere la seconda reincarnazione di Gesù Cristo. «Quando arriverà il giorno del giudizio», ha detto, «porterò con me in Paradiso 144 mila fedeli». Di recente Lee aveva attribuito al diavolo la creazione del coronavirus.
PROSELITISMO ANCHE DOPO LO SCOPPIO DELL’EPIDEMIA
Secondo quanto riferito dal Scmp, un membro della chiesa della città coreana di Daegu – attuale focolaio del contagio, che secondo alcuni rischia di diventare una nuova Wuhan – ha visitato la Cina a gennaio, e funzionari sanitari della Corea del Sud stanno cercando di capire se le infezioni nella città di Cheongdo siano collegate a una cerimonia funebre di tre giorni tenutasi in un ospedale locale. Un pastore cristiano nella provincia di Hubei ha detto che i membri della setta hanno continuato a lavorare, e molti a fare proselitismo, nella provincia anche durante lo scoppio dell’epidemia.
IL CULTO IN SEGRETO PER EVITARE I CONTROLLI DELLA POLIZIA
Un’altra adepta cinese, un’insegnate dell’asilo di Wuhan, ha invece respinto con forza le accuse mosse ai suoi confratelli, dicendosi sicura che i recenti focolai di massa in Corea del Sud non siano collegati a loro. «Non credo che il virus sia venuto da noi, perché nessuno dei nostri fratelli e sorelle a Wuhan è stato infettato», ha assicurato. Non conosco i seguaci di altre città, ma sono sicura che almeno noi siamo puliti. Nessuno di noi ha riferito di essere malato». E, ancora: «Ci sono così tanti cinesi che viaggiano in Corea del Sud e trovo davvero ingiusto indicarci come untori». La donna ha anche affermato che nel 2018 il tempio sacro del gruppo di Wuhan, nel distretto di Hankou, era stato perquisito dalla polizia, ma i fedeli avevano continuato a praticare in segreto e in piccoli gruppi. «Siamo a conoscenza di tutte le notizie negative diffuse contro la nostra chiesa dopo lo scoppio dell’epidemia nella Corea del Sud», ha ribadito, «ma abbiamo deciso di non difenderci pubblicamente perché questo ci creerebbe problemi con il governo». Insomma: «Vogliamo solo superare questa crisi e continuare a praticare la nostra fede in pace».
L’OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELLE ALTRE CHIESE
Bill Zhang, 33enne residente a Shanghai ed ex missionario della setta Shincheonji, ha spiegato come la natura segreta del gruppo abbia reso difficile per le autorità cinesi reprimerne efficacemente le attività. Ha anche rivelato che la filiale di Shanghai teneva le sue riunioni regolarmente il mercoledì e il sabato, attirando da 300 a 400 persone alla volta. «La sede è stata perquisita molte volte e la polizia ha interrogato regolarmente i ministri del culto, a volte mettendoli in carcere per brevi periodi», ha ricordato. «Ma i membri della chiesa hanno semplicemente continuato le loro riunioni in piccoli gruppi di 8-10 persone, incontrandosi segretamente non appena la pressione della polizia diminuiva». Zang ha deciso di allontanarsi dalla setta quando si è reso conto della sua vera natura: «La Chiesa Shincheonji sostiene di essere l’unica a detenere la verità, basando questa credenza su di una errata lettura della Bibbia, ed è convinta che tutte le altre chiese, sia le confessioni cristiane regolari sia i vari culti para-cristiani, siano malvagie».
FONTE: LETTERA43
Il coronavirus sarebbe arrivato in Corea del Sud da Wuhan con gli adepti di una setta
Vedi anche
https://edition.cnn.com/2020/02/26/asia/shincheonji-south-korea-hnk-intl/index.html