La terapia selvaggia del “Profeta” del Forteto. Continuano al processo le testimonianze che raccontano di una comunità chiusa e di dinamiche settarie. E su tutto, il silenzio delle istituzioni…

19/2/2014

“Ecco la “terapia selvaggia” del Forteto”

Al processo contro Rodolfo Fiesoli Edoardo Martinelli, ex allievo di don Lorenzo Milani

 

di FRANCA SELVATICI

Edoardo Martinelli, ex allievo di don Lorenzo Milani nella scuola di Barbiana, è stato uno dei fondatori della cooperativa Il Forteto ma è stato anche uno dei primi a staccarsene per un profondo dissenso con Rodolfo Fiesoli, il capo spirituale della comunità oggi imputato di violenze su minori e, con altri 22 soci, di maltrattamenti. In aula, al processo, Edoardo Martinelli, già giovane sindacalista Cisl e operaio al Fabbricone di Prato, cerca di ricostruire quello che chiama lo “scontro ideologico” con Rodolfo, la sua idea di comunità aperta contro quella rigidamente strutturata voluta da Fiesoli e dalla maggioranza dei soci. Ma lo fanno parlare pochissimo. Preferiscono acquisire il verbale delle sue dichiarazioni ai carabinieri. E’ una scelta saggia per gli avvocati degli imputati, perché i ricordi di Martinelli sono esplosivi. “Lo scontro con Rodolfo fu sul modo di educare e sulla terapia selvaggia basata sulle confessioni pubbliche. La attuarono con una mia amica, disperata perché da bambina suo padre aveva abusato di lei, che io avevo portato in comunità. Cercarono di applicarla anche a me. Rodolfo mi guardava negli occhi, mi voleva far dire che ero un abusato, addirittura che anche don Milani era un abusante. Cosa fuori dal mondo. Era come se mi volesse ipnotizzare. Queste pressioni erano veramente disumane. Tutto un gruppo faceva coercizione. Siccome credo di non aver mai perso del tutto la lucidità, dissi a Rodolfo: “Si va io e te da don Bensi, il mio confessore””. Don Raffaele Bensi, parroco di San Michelino e professore di religione di generazioni di studenti, era una istituzione del cattolicesimo democratico fiorentino, ed era stato confessore e consigliere di don Milani. Martinelli ha un vivido ricordo dell’incontro: “Non si fa a tempo a entrare che Rodolfo gli fa il suo sorriso e gli mette la mano sui genitali (era un suo vezzo). Don Bensi gli sferrò uno sganassone e lo cacciò a calci nel sedere. Poi mi disse: “Questo è pazzo, è uno psicotico attivo”. Quel giorno capii che ero finito in un bordello. Fu dopo questo incontro che un giorno Rodolfo, a casa del mio più grande amico, Marco Ceccherini, mi si infilò nudo nel letto e cercò con la forza di avere un rapporto sessuale con me. Gli tirai due tonfi per cacciarlo dal letto. Era presente il mio amico Marco Ceccherini, che sorrideva come se per lui fosse una cosa normale. Quindi capite che tradimenti…”.
Martinelli ha vissuto solo i due anni della fondazione della cooperativa, e ha rotto nel ’78, prima che il gruppo si trasferisse da Prato a Bovecchio e poi a Riconi (Vicchio), dove ha sede tuttora. Ma il nome glielo ha dato lui. “A quei tempi ero studente della Giovanna Leoncini (docente di geografia all’università e socia del Forteto – ndr) e ricordo che un giorno ci raccontarono che era stato scoperto un angolo di bosco intatto perché impenetrabile, un forteto. Io ero già in conflitto con Rodolfo e suggerii di dare alla cooperativa quel nome. Lo suggerii polemicamente, perché la comunità era così chiusa. Ma il nome piacque e fu accettato”.

Nel 2001 c’è stata la prima marcia di Barbiana, in ricordo di don Milani e della sua scuola. “Vidi Rodolfo alla testa del corteo con Michele Gesualdi”. Gesualdi era un ex allievo di don Milani e all’epoca presidente della Provincia di Firenze. “Scoprii che Fiesoli aveva un ruolo importante, che gli era stato affidato il progetto Barbiana finanziato con fondi europei, che era l’educatore simbolo di Barbiana per tutti i ragazzi delle scuole del Mugello. Per me era un delinquente, uno che aveva demolito, distrutto la vita di persone ancora prima di fondare il Forteto. Mi sono preoccupato. Barbiana per me è un punto d’anima profondo. Ho capito che occorreva reagire. Ho letto la sentenza di condanna di Fiesoli e Goffredi per abusi su una disabile. Ho letto i libri sul Forteto. Con altri ex allievi di don Milani mi sono permesso di andare prima dal Bolognesi sindaco di Vicchio, che invece di ascoltare noi dette a Fiesoli il premio Giotto. Poi è venuto il sindaco Elettra Lorini, che fece di tutto per creare una istituzione che soppiantasse il nostro centro di documentazione su Barbiana. Chiesi un incontro con lo psichiatra Giuseppe Fornari, che aveva scritto “La contraddizione virtuosa”, il libro ideologico del Forteto. Ci andai con due socie della cooperativa che erano in fase di rottura. Posi problemi educativi forti. Chiesi: “Come mai il Forteto non ha un doposcuola, come mai non si apre a figure esterne?” Lui mi disse: “Ora sono diversi”, riconoscendo che c’era un prima e un dopo. Bertinotti, quando volle fa visita a Barbiana, rifiutò il colloquio con noi. E anche il cardinale. E alla penultima marcia di Barbiana, nel 2012, Michele Gesualdi mi ha aggredito. Io facevo foto. Lui attraversò tutta la piazza e mi prese per il collo. Io gli detti uno strattone per allontanarlo e lui mi accusò di averlo assalito. Per fortuna Massimo Nutini, uno dei promotori della marcia, era lì, vide la scena e lo mise a posto”. Dalle istituzioni c’è stato per anni un grande silenzio, accusa Martinelli: “Hanno chiuso gli orecchi alla verità”, ha scritto sul suo profilo Facebook: “Ma questo vostro silenzio vi sfonderà gli orecchi perché il coperchio è stato finalmente levato, anche se solo dalla magistratura e da questi ragazzi sempre più isolati. Solo ora che la gente sa dai giornali vi vergognate”

 

Fonte: Repubblica (Firenze)

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2014/02/19/news/ecco_la_terapia_selvaggia_del_forteto-79077440/

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